Oracolo e Lara

Oracolo e Lara

Palo Alto, 05/09/2021

Due anni che mi ero ripromesso di “portarla” in luna di miele. D’accordo, c’era stato il “lockdown” a causa del “vairus”, come dice Of Maio, ma ormai non avevo più via di scampo: ero braccato. Dovete anche sapere che l’agenzia di viaggi in cui erano confluiti i “dollari” dei regali di nozze da parte degli amici incalzava: “O consumate il pacchetto o perdete tutto, datevi una mossa.”

Rispolvero quindi la mia valigia “Samsonite” datata 3 matrimoni fa e c’indirizziamo alla volta di Cagliari con un volo da Bologna by Ryanair. L’atterraggio non è dei più soft. Se lo può scordare il mio applauso questo pilota. Una volta sulla terra ferma dovermi improvvisamente destreggiare con il cambio manuale di un’Opel Corsa (Rent a car) alla volta di Portoscuso di certo non contribuiva a far decollare il livello del mio morale.

Un pensiero mi attanagliava: sarebbe stata in grado nostra figlia di accudire i cavalli, le galline, i cani ed una dozzina di gatti giù al Ranch? E le piante e i fiori? E la piscina?

È in preda a questo stato d’animo che varco la soglia de “La Ghinghetta” e, come d’incanto, tutto in me si placa. Il bianco avvolgente m’infonde una serenità di cui non avevo ricordo, l’eleganza sobria dell’arredo mi rincuora, il sorriso gentile della ragazza alla reception mi dá il benvenuto: “Andrá tutto bene”.

Eccomi al bar. D’altronde, dove si sarebbe diretto il vecchio Dean Martin? Ciondolo sullo sgabello con un gomito sul bancone per non perdere l’equilibrio. Ho ben calcato in testa un cappello di paglia modello “Panama” della vacanza alle Mauritius matrimonio-2, quando c’era ancora la lira. “Un Tom Collins, grazie”. Il giovane dinoccolato con alle spalle una serie di bottiglie di una certa caratura non batte ciglio e si mette al lavoro. “Lo sai chi era solito sorseggiare questo cocktail ?” “No, mi dica, signore.” “Dammi pure del tu” faccio io. “Era Ernest Hemingway.” “Davvero? Non lo sapevo, signore…cioè, ehmm..”. “Oracolo, mi puoi chiamare Oracolo.” Un sorso e gli immediati complimenti al giovane che dimostra di apprezzare di buon grado. Siamo già amici. “Mi puoi già preparare il bis, vado a prendere possesso della stanza 102.” Lei è già su. Una rampa di scale bianche ed un corridoio bianco per accedere. Quasi avesse udito i miei passi poco felpati, mi apre: è in fibrillazione. All’interno il bianco si fa ancora più bianco. Una finestra ad arco ed un balconcino affacciati sulla spiaggia della caletta, un lettone – indovinate di che colore?- che dà sul mare sembra fissare le isole di Sant’Antioco e San Pietro. L’orizzonte che dovremmo prenderci la briga di rimirare più di frequente, quella linea di demarcazione tra mare e cielo che libera il nostro spirito assopito e che troppo spesso non alimentiamo a dovere, come il buon Dio comanda.

Rieccomi al bar, non vorrei mai correre il rischio che si raffreddasse la mia bevanda. Con un garbo che definire “signorile” può apparire riduttivo, ecco Giorgio che ci accoglie indicandoci le innumerevoli escursioni in barca di cui potremo usufruire. D’un tratto da una stanza si materializza Liliana. Il portamento regale e l’aura tra i capelli lisci color oro ed il cerchio si chiude. In quel di Portoscuso il ristorante “La Ghinghetta” esisteva da sempre e tutt’oggi è nella memoria di chi amava la cucina raffinata che il fascinoso locale metteva a disposizione. Con l’avvento di Giorgio e Liliana e la conseguente ristrutturazione conservativa da loro messa in atto, l’antico ristorante diventa ora Relais raffinato, gusto ed eleganza che si fondono in una natura che la fa da padrone. Sette camere nel contesto di un lusso che oserei definire confidenziale, la cucina, un’autentica chiccheria, che abbiamo avuto il privilegio di degustare in anteprima da sparuti primi clienti, lo squisito intreccio di nuove conoscenze e le divertenti conversazioni tra commensali…
Una notte in più, non in programma, quasi per esorcizzare l’incombente partenza e poi un arrivederci, non certo un addio.
Eccomi di nuovo all’aereoporto di Cagliari, eccomi nuovamente alle prese con il medesimo comandante della Ryan air. Ora l’atterraggio è indolore, solo un battito d’ali che sembrano sfiorare il suolo. Qui tra le mura di casa gli innumerevoli mobili d’epoca -grand parte del ‘7- in tutto il loro marrone sembrano opprimermi. Lei mi ha già detto che ha intenzione di rinfrescare gli ambienti di bianco. Avevate dei dubbi? Sorrido, come darle torto? La lascio fare, vengono giovedì.

Il bianco è riconciliazione, il bianco è in noi, il bianco è “La Ghinghetta”, il bianco é Dio.

P.S. Giorgio e Liliana, debbo confessarvi di non avervi scritto, come da promessa, facendo uso della Olivetti Lettera 32. Il tutto nero su bianco, a mano. Mi si era inceppato il tasto della “A” e non avrei potuto transigere: mai avrei potuto privarmi dell’uso di questa vocale, la “A”…quella di A come Amici.

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